3...2...1... VIA!

L'approccio alla ricostruzione filologica di abiti d'epoca non è semplice; in questo post, tralascio, o meglio, do per scontato che si posseggano già una discreta manualità sartoriale e un'altrettanta buona base di modellistica e mi concentrerò invece sulle fasi di ricerca e studio che sono fondamentali affinché la resa finale del manufatto sia quanto più possibile simile all'originale che si è scelto. 
Partiamo proprio da quest'ultimo postulato: 
1) Scegliere il tipo di abito e di conseguenza l'epoca;

...come dico sempre a chi si approccia a questa "meravigliosa esperienza", dalla foglia di fico alla più moderna foggia vestimentaria, si sono alternate le più disparate forme, strutture e sotto-strutture oltre  a varietà pressoché infinite di tessuti, colori e decorazioni (più o meno semplici); ergo:
  • acquisire quante più informazioni possibili sulla storia, la società e il luogo geografico (deducibili dai vari testi scolastici di Storia) perché, per esempio, un abito del 1465/70 fiammingo è totalmente diverso, per quanto sopra detto, da uno stesso italiano!
MEMLING, Hans
Maria Maddalena Baroncelli
c. 1470
olio su tavola, 44 x 34 cm
Metropolitan Museum of Art, New York
POLLAIOLO, Antonio del
Ritratto di giovane donna 
1460-65
Olio e tempera su tavola di pioppo, 53 x 37 cm
Staatliche Museen, Berlin



























  • per essere "fiscali al massimo", non è deplorevole controllare le "leggi suntuarie"; in questo caso, la ricerca diventa un po' più complessa ma renderà il manufatto ancora più in "linea" con gli intenti filologici che ci siamo prefissati. Tanto per citarne una significativa, nella Bologna del 1401 si vietava alle dame di indossare abiti foderati in pelliccia che superavano in larghezza le dieci braccia, con strascico e ricami preziosi; chi già li possedeva doveva denunciarli e farli timbrare! Come accennavo in precedenza, la ricerca non è facile, ma assicuro, oltre ad un inconfutabile  costume storico, un mare di risate, perché alcune di queste leggi rasentano (sic.) la follia! 
  • fare una buona ricerca iconografica. Una breve nota, a tal proposito: spesso e volentieri, alcuni particolari sartoriali e una maggiore resa dei dettagli sono riscontrabili in opere di pittori definiti minori o sconosciuti, contrariamente a opere famosissime di altrettanti famosi pittori; confrontate, ad esempio, le due immagini sottostanti:





















Il soggetto è identico (Maria I Tudor) ed è indiscutibile il fatto che l'immagine a sinistra sia artisticamente più valida di quella a destra, ma la resa dei dettagli e dei materiali (i ricami all'interno del colletto, lo spillone, il velluto serico) sono molto più "fotografici" nella seconda immagine. 

 










































2) Analizzare e studiare il costume nella sua totalità, cioè partire dalle braghe sino alla parte più in vista ! 

Considerate sempre che la forma di un abito (femminile e maschile, indifferentemente) è sempre dettata da strutture e rinforzi che ne stabiliscono la linea, l'ingombro e lo collocano in un preciso periodo storico. Nello specifico, il corpo femminile per millenni è stato "modificato" da busti, corsetti e sottogonne infustite che hanno specifiche  costruzioni e relative fogge che inevitabilmente ne caratterizzano la silhouette;  ergo
  • non esiste una forma ed un taglio di corsetto universale: un busto settecentesco è completamente diverso da uno ottocentesco! Ogni epoca ha una propria specifica forma quindi non mescolate le epoche perché tanto si vede!
  • altresì per le sottogonne! Un paniere settecentesco non è affatto uguale ad una crinolina ottocentesca. 
  • le imbottiture e i rinforzi delle vesti maschili sono anch'esse diverse di epoca in epoca: una marsina settecentesca, per esempio, non necessita assolutamente di spalline ma dovrà avere delle forti imbottiture sul petto come un farsetto cinquecentesco ne prevederà altrettante voluminose sul ventre. 
3) Ricercare e sviluppare il modello
Mai e poi mai partire da cartamodelli "pre-confezionati" dedotti da riviste di moda e similari per ottenere una base per il taglio filologico! Inevitabilmente il risultato finale saprà di costume in pannolenci di carnevale della più infima specie! E ancor meno (soprattutto se ancora non si è abbastanza ferrati e sicuri da riconoscere una base storica) vale affidarsi al maremagno presente su internet. L'ideale è basarsi su fonti scientifiche attendibili reperibili (a mio avviso) solo da testi (a tal proposito, vi rimando al post sulla bibliografia). Un discorso diverso, va fatto in relazione alla costruzione di una base partendo da un metodo modellistico: in buona parte vale quanto detto precedentemente, cioè, studiare bene prima i grafici da testi scientifici specifici; solo quando si è in possesso di una discreta conoscenza delle forme dei cartamodelli delle varie epoche allora (e solo allora!) si può "ibridare" la base di modellistica con quella filologica, facendo molta attenzione a ristabilire con dovizia i dritto filo, perché non sempre, anzi quasi mai, questi vengono rispettati nel taglio storico! Questo perché l'abito deve dettare al corpo un preciso modo di porsi; faccio un esempio: la sopravveste maschile settecentesca. Analizziamo gli schemi sottostanti:





             












Questi due schemi (fronte e retro) ci fanno ben vedere e capire come la cucitura della spalla (molto aggettata sulle scapole e di conseguenza sulla parte posteriore del capo) e l'esigua larghezza dei teli del dietro comportino uno spostamento innaturale del giro manica e della manica stessa che, inevitabilmente, monterà sull'articolazione della spalla e porterà il soggetto ad assumere la caratteristica posa "impettita" dei cicisbei delle corti francesi. Se i teli della suddetta venissero tagliati rigorosamente in dritto filo si otterrebbero due risultati: 


  • l'immobilità del soggetto;
  • l'inevitabile rottura del capo sui punti di maggior trazione;
ergo, la necessità di piazzare il modello non in dritto filo ma in sbieco,  per assicurare (più o meno! sic.) la comodità del capo e la sua integrità. Il grafico seguente ci fa ben capire quali appiombi bisogna seguire per un corretto taglio e confezione.



4) Acquisire un lessico appropriato 

Ogni abito appartiene ad un'epoca e ogni epoca caratterizza i propri abiti con un nome! Il termine generico di "veste" o "vestito", anche se abbinato al secolo, non chiarisce assolutamente il tipo e il taglio di quell'abito. 
Faccio un esempio: se diciamo "abito femminile del settecento", questo comporta una lista di nomi e di fogge tali da fare spavento! 
Ne cito alcuni....

  • Mantua o mantò
  • Robe Volante o robe Battante o Innocente o Sacque
  • Casaque
  • Robe à la Française o Andrienne
  • Robe à l'Anglaise
  • Pet-en-l'air
  • Polonaise
  • Robe a la Circassienne
  • Robe a la Turque
  • Levite
  • Caraco
  • Juste
  • Pierrot
  • Chemise de la Reine
eccetera, eccetera, eccetera... ergo, come già scritto nel punto 1 di questo blog, fondamentali sono l'anno, il luogo geografico e il nome, al fine di non incappare in spiacevoli critiche poco edificanti! A tal proposito, un testo fondamentale è il Dictionnaire du Costume di Maurice Leloire, ristampato di recente e fondamentale per conoscere tipologie non solo di costumi, ma anche accessori, armi e tessuti dalle origini ai nostri giorni.

Detto ciò, spero di non avervi scoraggiato con questi diktat, ma se bene si vuol partire bisogna essere ben preparati al fine di non sprecare tempo e soprattutto materiali (ahimè!!!) molto costosi. 
Per ulteriori chiarimenti scrivetemi nel blog e sarò ben felice di rispondere alle vostre quaestionis!




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